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INTERVISTA A DAVID POPOVICI (ROU): “VOGLIO SOLO FATICARE”

Non c’è dubbio, David Popovici sarà uno dei volti principali di questo Europeo. Il diciassettenne rumeno si è preso di prepotenza le luci della ribalta con un Mondiale di altissimo livello, in cui ha centrato il doppio oro nei 100 e 200 stile libero, impresa che era riuscita soltanto all’americano Jim Montgomery ai mondiali di Belgrado del 1973.
Sa di avere tutti gli occhi addosso, ma ha l’aria di saper gestire la pressione con una sicurezza di un atleta senior e sempre con un sorriso sornione sulle labbra, di chi punta dritto solo all’obiettivo che ha davanti.
Il giovane atleta rumeno torna al Foro Italico dove solo un anno fa centrò una incredibile tripletta (50-100 e 200sl) ai Campionati Europei Junior.

Come si trova a Roma e quali sono le sue sensazioni?
“Sto bene. Sono rilassato. Ho avuto un po’ di tempo dopo i Mondiali per rilassarmi ed entrare nello spirito di una nuova competizione. Attendo con ansia le gare. Sarà divertente nuotare all’aperto in questa fantastica atmosfera”.

Sta pianificando di restare in Romania o magari nel futuro di trasferirti negli Stati Uniti per provare una nuova esperienza?
“A livello lavorativo e professionale resto in Romania perché lì è dove ho il mio team, senza il quale non potrei fare nulla, e questa è la mia unica priorità: essere bravo a nuotare. E la ricetta è lavorare con la mia gente. Ma, chissà, dopo la mia carriera da nuotatore, magari voglio vivere qua o in un altro continente. Non lo so. Ci dovrò pensare in futuro”.

Come spiega i suoi miglioramenti negli ultimi due anni?
“Ad Erling Haaland, un calciatore, è stata fatta la stessa domanda dopo una partita in cui aveva mostrato prestazioni sorprendenti, un po’ come le mie. Lui non sapeva parlare tanto bene inglese al tempo ma è arrivato al nocciolo della questione rispondendo solamente “duro lavoro”. Quindi duro lavoro, sacrificio e tutto si riduce alla domanda “quanto lo vuoi davvero”. E io lo voglio davvero fortemente”.

Ha usato tanto la parola sacrificio, ma per lei cosa significa effettivamente questo termine?
“Credo che il sacrificio significhi, per me, vivere una vita dura, dove mi devo svegliare la mattina, allenarmi anche se non voglio, spingere me stesso oltre i limiti umani. È semplicemente quello che sei disposto a fare e che gli altri non fanno. Questo include avere uno stile di vita diverso in termini di mangiare, dormire e far festa. Non puoi fare ciò che fa un ragazzo normale. Certe volte mi piacerebbe andare alle feste ma poi mi ricordo che ho allenamento alle 6 o 7 di mattina, penso a chi sono e a cosa sto facendo e dico no”.

Quali sono i suoi progetti futuri nel nuoto?
“Per quest’anno credo di aver raggiunto quello che volevo ai Mondiali ma perché fermarsi qua? Non c’è nessuno che ci obbliga a fermarci. Tutto quello che voglio da questa competizione e dai prossimi Mondiali Juniores in Perù (30 agosto-4 settembre) è semplicemente divertirmi. Le medaglie, i record, i buoni tempi sono semplicemente un di più. Ma se riesco a divertirmi sono soddisfatto”.

E quindi, cosa è il divertimento nel nuoto?
“Tutto è divertimento. Lo sport è divertimento. Stancarsi molto fino quasi a voler vomitare e avere problemi di acido lattico e sangue alla testa, questo è divertimento. Non è divertente al momento ma mezz’ora dopo, quando il dolore non è più insopportabile, è divertente. Ti senti come se ne fosse valsa la pena”.

Ai Mondiali di Budapest tifava per Gregorio Paltrinieri. È suo fan?
“Sono un grande fan di Gregorio, volevo che vincesse. È un grande atleta, un grande nuotatore e la cosa principale è che è una bella persona. È sempre stato carino. Sentivo di dover tifare per lui perché lo ritengo un grande amico e un fantastico professionista, da cui posso imparare molto”.

Come sono stati gli Europei Junior a casa sua?
“Fantastici. È stato il meeting con gli spettatori più caldi. Siccome era il pubblico di casa, la prima volta che sono salito sul blocchetto per la prima finale mi veniva quasi da piangere, perché era davvero troppo sentire il rumore di quella folla. Non vedo l’ora di avere un altro grande evento a casa. È stata la prima volta che abbiamo avuto una gara a casa ed è stato fantastico”.

Ha conosciuto Jim Montgomery, un mito del nuoto americano (3 ori e un bronzo alle Olimpiadi del 1976), che ti ha detto?
“È stato molto bello che Jim Montgomery sia venuto a trovarmi in Romania. Abbiamo consumato una buona cena e parlato molto. Lui ha storie molto interessanti, avendo vissuto un periodo particolare per il nuoto e lo sport in America. È stato bello parlare con lui, imparare cose che dovrei tenere segrete ma ho parlato con lui ed è una bella persona e un grande atleta”.

Pensa sia possibile battere il record dei 200 stile libero, 1:42.00, stabilito proprio qui?
“Il record dei 200m è più difficile di quello nei 100. Quello che ha fatto Biedermann a Roma nel 2009 è stato pazzesco e anche una gara strana da un punto di vista tecnico per quanto riguarda i passaggi, che sono stati quasi tutti uguali. È un record difficile ma non impossibile. Paul è un essere umano e lo era anche quando lo ha fatto. Siamo tutti esseri umani”.

Come gestisce tutta l’attenzione che riceve? Se la gode?
“È faticoso. Un po’ di più che nuotare – sorride -. Piuttosto che gestirla, semplicemente la ignoro. Mi spiego meglio: non riguardo nessuna intervista mia e non mi riguardo in TV, non vi pongo attenzione. Anzi, se sono in TV la spengo o non mi vedo. In più mi sono preso una pausa dai social. Se non ci fosse gente che mi riconoscesse per strada mi dimenticherei di essere molto famoso in Romania e nel mondo del nuoto”.

E allora ci dica, quanto è famoso in Romania?
“Molto, devo dire. È strano perché se voglio passeggiare su una strada affollata mi devo preparare per fare foto. E va bene, non è certo è un problema. Mi piace il fatto che la gente mi apprezzi. Ma se devo andare da qualche parte ci vado in bici, o con, berretto, occhiali da sole e mascherina”.

È cambiato molto dopo i successi di Budapest?
“Si, molto. Già prima ero un pochino famoso in Romania, diciamo che tre o quattro persone su 10 mi riconoscevano, ora dieci su dieci. Ovunque, nei ristoranti, mentre attraverso la strada, quando vado in giro per strada”.

È vero che vuole diventare psicologo come sua madre?
“È una materia che mi piace ed è un’idea per cosa vorrei studiare dopo il liceo. Perché potrei usare molte di queste conoscenze anche nello sport a livello mentale e motivazionale”.

Nel tempo libero legge libri di filosofia?
“Il mio allenatore mi ha parlato inizialmente di stoicismo e di filosofia in generale e c’è molto da imparare da questa scuola di pensiero. Ritengo che ci sia un grande collegamento soprattutto tra lo stoicismo e lo sport”.

Per cui, come lo usa?
“Banalmente, nella vita di tutti i giorni, quando voglio motivarmi per tuffarmi nell’acqua fredda o quando non ho voglia di fare niente. Alla base dello stoicismo c’è semplicemente vivere una vita felice, per cui mi aiuta a perseguire questo scopo”.

Avrà disputato addirittura quattro manifestazioni internazionali a fine stagione. Come la vive?
“Faccio semplicemente quello che mi dice il mio coach e mi aiuta davvero il fatto che io mi fidi completamente di lui per la mia preparazione. Se lui mi dicesse di tenere un determinato ritmo di gara anche solo tre minuti prima della gara, lo farei anche se lo ritenessi stupido. Anche se ovviamente non lo farebbe mai – sorride -. A Budapest, ad esempio, non mi aspettavo di fare così bene per come mi sentivo ma ho sorpreso me stesso ed è una sensazione molto bella”.

Oltre alle sue gare aggiungerà anche i 400m. Che obiettivi si dà?
“Sarebbe bello difendere il titolo nei 100m e nei 200m. Nei 400m davvero non lo so, ma è una nuova sfida e volevamo provarla e quale posto migliore di qua per affrontarla dove la competizione è alta e la piscina ha così tanta storia”.

Di solito è curioso di ciò che fanno i suoi avversari o si concentra solo su se stesso?
“Soprattutto quando fai una nuova gara, è importante sapere cosa aspettarsi dagli altri. Alla fine è questa l’essenza del: gareggiare contro te stesso e contro il tempo. Ma quando fai qualcosa di nuovo è molto importante conoscere la strategia degli altri. In generale, in quasi tutti le gare, se riesco a essere me stesso e se lo faccio bene probabilmente vincerò”.

Molti la paragonano all’icona russa Alexander Popov, che significa?
“Lui è stato un pioniere nel mondo del nuoto, il primo atleta ad andare sotto i 22 secondi nei 50m, se non sbaglio, un fantastico nuotatore anche nei 100m. E poi c’è la grande somiglianza nei nostri cognomi: Popov-Popovici, cosa che aiuta nel paragone. È un onore essere paragonato a lui ma devo dire che sono stato paragonato un po’ a tutti, da Thorpe a Phelps. E diciamo che hanno usato un po’ tutti i superlativi per descrivermi. Tutti questi paragoni mi piacciono ma onestamente non mi rappresentano. Io voglio essere me stesso. Il primo David Popovici”.

Che valore dà alla tecnica di nuotata nel suo essere atleta?
“La tecnica conta molto e ci lavoriamo tanto dato che molti altri sono più grandi, più forti, più alti e ciò che mi differenzia da loro è proprio la tecnica, l’efficacia e il lato mentale”.

Qual è la differenza fra lei, Dressel e Chalmers?
“Sono entrambi più grandi di me. Dressel ha una strategia diversa nei 100, mentre io e Chalmers siamo un po’ più simili. Siamo tutti e tre allo stesso livello e vicino al record, per cui quello che ci differenzia e differenzierà sarà la fame di medaglie”.

Si riconosce nel soprannome “The Magician”, “Il Mago”?
“Ero appassionato di magia, giochi di carte e illusionismo quando ero piccolo. Ma ora non più. Alcuni mi chiamano “Mago” per quello che faccio in piscina ma mi piace pensare a me stesso come un semplice ragazzo che nuota veloce”.

Cosa pensa prima di scendere in vasca?
“A tal proposito ho visto recentemente un video di Mike Tyson su come si sentiva prima di salire sul ring. Provava sensazioni strane: si sentiva talvolta spaventato, con paura di perdere, di essere sconfitto ma più era vicino al gong e più si sentiva sicuro di sé stesso e pronto a combattere”.

Ha avuto modo di vedere un pochino Roma? Cosa ne pensa?
“L’architettura di Roma è bellissima. Le strade sono bellissime, posso dire che assomiglia un po’ a Bucarest. L’atmosfera e la cultura sono molto belle. Mi piace in generale”.

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